No alla Maternal Preference: il minore sta col padre se ritenuto più idoneo rispetto alle necessità del bambino. - Studio Legale Anerdi
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No alla Maternal Preference: il minore sta col padre se ritenuto più idoneo rispetto alle necessità del bambino.

1301E’ quanto emerge da una recente ordinanza pubblicata dalla prima sezione civile del Tribunale di Catania, giudice Felice Lima: “nell’ambito della separazione fra i coniugi deve disporsi l’affido condiviso del minore con collocamento presso il padre laddove quest’ultimo appaia meglio orientato ai doveri verso il figlio mentre la madre risulti fragile e impegnata a risolvere suoi delicati problemi personali, dovendosi ritenere che in mancanza di prove del contrario entrambi i genitori si presumano idonei a esercitare le loro responsabilità e a divenire affidatari e/o collocatari dei figli”.

E’ la madre nella specie a dover versare il contributo al mantenimento del figlio e a esercitare il diritto di visita. Il padre viene complessivamente ritenuto persona emotivamente più equilibrata, psicologicamente più solida e meglio orientata con riferimento alla percezione della realtà, ai doveri verso il bambino e alle sue necessità.

Particolarmente interessanti alcuni passaggi della motivazione, tendenti espressamente a far sì che “le parti accolgano la decisione del giudice comprendendone la logica e il senso”, laddove si sottolinea che i figli sono di entrambi i genitori che hanno uguali diritti e doveri e che entrambi si devono presumere idonei a esercitare le loro responsabilità e a divenire affidatari e/o collocatari dei figli; una maggiore ricorrenza statistica di provvedimenti che collocano i figli presso i padri potrebbe ridurre il numero di “padri disimpegnati” e “madri proprietarie” che tanti danni arrecano ai figli minori; è peraltro “certamente errato e fuorviante un approccio al problema dell’affidamento/collocamento dei figli minori in termini di premio/punizione per il genitore più degno/indegno”; e infine “arreca certamente gravissimo danno all’equilibrio psichico e alla serenità interiore dei ragazzi la constatazione che i loro genitori non vogliono o comunque non sono capaci di educarli a un amore per l’altro dei genitori che, superando (almeno limitatamente alla gestione dei rapporti con i figli) le faziosità e i rancori personali, costituisca un concreto insegnamento di maturità affettiva e di equilibrio etico”.